Articoli Tecnici































Orion edge on Flat field, oculari dalla resa molto variabile a seconda dello strumento su cui vengono utilizzati.








































Vixen Nlv comodi oculari per alti ingrandimenti, di contro la resa cromatica ed il contrasto non è al pari degli ortoscopici
















Ortoscopici japan optik, eccellenti oculari in alta risoluzione.
















Imbattibili in asse i vecchi Meade serie 3000 e analoghi
presentano di contro una scarsa correzione dell'astigmatismo dovuto all'utilizzo di superfici piane che mal si accordano ai campi curvi generati dalla maggior parte dei telescopi




Guida alla scelta degli Oculari


 Una delle domande più frequenti che mi si pone riguarda la scelta degli oculari da abbinare al proprio strumento.
Purtroppo una "ricetta" universale non esiste, è ben noto come oculari di elevata qualità a volte impiegati su di un telescopio piuttosto che su di un altro espletino poi prestazioni discordanti o non univoche; accade poi che ci si innamori di accessori di modesto blasone e fascia di prezzo che stranamente sfoderano performance ottiche di tutto rispetto.
I metri di giudizio sono spesso fin troppo soggettivi e rischiano di togliere oggettività a ciò che acquistiamo ed impieghiamo per le osservazioni visuali del cielo, così come l'individuare la reale efficacia e compatibilità di un sistema oculare risulta una qualità variabile da soggetto a soggetto.
Nella stesura di questo breve articolo non terrò in considerazione difetti o limitazioni che derivano dal proprio occhio (come ad esempio l'utilizzo di occhiali), ma cercherò in base a quella che è stata la mia esperienza di creare una casistica oggettiva dell'impiego su varie configurazioni dei più diffusi schemi ottici.

La scelta delle focali: 

A mio parere è inutile corredarsi di 10-15-20 o 30 oculari a meno che non vi sia dietro il desiderio di collezionismo o la necessità di abbianre a diverse configurazioni ottiche gli stessi. Per ottenere ottimi risultati ne bastano 3 o 4 abbinati ad un'ottima Barlow, si riduce così il costo del materiale ed aumenta la comodità specie in fase di trasporto verso i siti osservativi.
A prescindere dal tipo di strumento che utilizziamo è utile in primis un oculare a grande campo per i bassi ingrandimenti, preferibilmente con passo da 2" di modo da ospitare un grande field stop:
una focale tra i 40 ed i 30mm con diaframma di campo compreso tra i 40 ed i 27mm consente di abbracciare spesso il massimo campo reale che lo strumento può offrire. Per calcolare il campo reale inquadrato è sufficiente applicare la seguente formula:

 diametro del diaframma di campo / lunghezza focale in mm dello strumento x 57.3°
 
ad esempio se utilizziamo un oculare edge on da 27mm con 53° di fov e field stop da 24.5mm su un rifrattore da 714mm di focale la formula diventa la seguente:

( 24.5mm / 714mm ) x 57.3 = 1.96° di campo reale

analogamente un oculare con field stop da 40mm che possiede la medesima focale di 27mm ed impiegato sul medesimo strumento fornirà il seguente campo reale:
 
(40mm /714mm ) x 57.3 = 3.21° di campo reale.

Come si nota il campo reale non è direttamente proporzionale all'aumentare della focale ma bensì all'aumentare del diametro del field stop, motivo per cui se utilizzate un Plossl da 40mm nel passo da 31.8mm ed un Panoptic da 24mm entrambi gli oculari mostreranno le stesse porzioni di cielo solo che in quest' ultimo il campo inquadrato risulterà più ingrandito che nel plossl, consentendo di staccare meglio dal fondo cielo nebulose, galassie e ammassi globulari oltre ad offrire un'immagine più rilassante e di ampio respiro.

Se il vostro strumento non può offrirvi un innesto od un focheggiatore  per accessori da 50.8mm vi consiglio di impiegare un Panoptic, Hyperion, Meade swa da 24mm o analoghi oculari che vi daranno la possibilità di ottenere il più ampio field stop disponibile nel diametro da 31,8mm che equivale a circa 27-28.5mm.

Risolto il problema delle focali lunghe un buon metodo per calcolare le altre tre necessarie può essere il seguente: dimezzare la prima focale, la seconda e così via.
Se abbiamo un 36mm si ottiene così il seguente range; 36mm 18mm 9mm 4.5mm
Se abbiamo un 24mm a seguire 12mm 6mm e 3mm.
Con questo metodo diventa superfluo l'utilizzo in visuale di una Barlow, ancora con un 40mm otterremo di seguito un parco oculari costituito da 40mm 20mm 10mm e 5mm. Applicando questo metodo si ottiene una gamma di oculari che ci consentiranno di notare meglio le differenze ed i dettagli nell'immagine tra una focale e l'altra, cosa che difficilmente accade quando applichiamo varie sfumature come ad esempio utilizzando un corredo con  24mm, 20mm, 16mm, 10mm, 8mm, 6mm e 4mm , o ancora 36mm 27mm 20mm ecc ecc.

La massima pupilla d'uscita e l'ingrandimento equipupillare:

  La teoria vuole che non si superi mai il diametro di 6-7mm equivalente alla massima dilatazione della nostra pupilla al buio.
Il metodo più semplice per calcolarla è dividere il diametro in millimetri del nostro obiettivo per l'ingrandimento offerto dal nostro oculare.
Esempio pratico: un Newton da 150mm di diametro che utilizza un Plossl da 32mm genera una pupilla di uscita pari a 150/32=  4.68mm ampiamente compresa nel limite dei 6-7mm.
E' opportuno non scendere mai sotto l'ingrandimento definito equipupillare.
Per un rifrattore di 100mm corrisponde a 14x, tale valore si ottiene dividendo il diametro del proprio obiettivo per 7  che equivale come ho specificato alla massima dilatazione della nostra pupilla.

Il massimo ingrandimento pratico:


 Un altro frequente errore è dato dal ricercare oculari estremi che forniscano un ingrandimento che il 90% delle volte il proprio telescopio non può reggere per motivi di apertura o di qualità ottica.
Diciamo che un'obiettivo rifrattore ben lavorato regge in condizioni medie di seeing circa 20x per centimetro di apertura, un Newton o catadiottrico dai 10 ai 15x per centimetro di apertura.
Tale valore si alza in condizioni di ottimo seeing ed eccelsa lavorazione delle superfici ottiche a circa 25-30x nei rifrattori e 18-20x negli strumenti a riflessione.

Con un rifrattore di 80mm di elevata qualità ottica e correzione cromatica è possibile raggiungere in ottime condizioni atmosferiche ingrandimenti compresi tra i 200-240x con un newton da 130mm di apertura e di pari lavorazione ottica è possibile utilizzare poteri di ingrandimento di circa 200x.

Ogni "abuso" di queste norme di buon senso porta ad ottenere immagini prive di dettagli e corredate dei principali difetti di aberrazione del proprio sistema ottico.
 Da considerare che a prescindere dalla qualità ottica del sistema raramente l'atmosfera ci consentirà di utilizzare oculari che generano simili poteri, io li utilizzo solo per collimare con estrema precisione le ottiche!

Quale schema ottico utilizzare, plossl, ortoscopici o wide angle ?

Mentre anni fa le scelte erano limitate oggi il panorama degli accessori si è evoluto di pari passo alle innovazioni e le migliori tecnologie ottiche creando però un po' di confusione e smarrimento a chi comincia e talvolta anche a chi è più navigato.

Sono dell'idea che non serva spendere chissà cosa per osservare bene, ma capita che a parità di prezzo alcune configurazioni siano deludenti, altre soddisfacenti.

I fattori discriminanti che si dovrebbero tenere in considerazione nella scelta di uno schema ottico oculare piuttosto che un altro riguardano la correzione di campo e la compatibilità col proprio strumento, trasmissione luminosa, contenimento dei riflessi, durezza dei trattamenti ottici e per ultimo il campo apparente.

Non servirà a niente possedere un oculare costoso con 68-82° di campo se poi avremo solo 35° corretti bene e gli altri aberrati! O ancora peggio utilizzarlo solo per osservazioni di pianeti, tralasciando i fattori più importanti richiesti dal dettaglio estremo.

Conoscere il piano focale del proprio strumento e la sua geometria risulta di estrema importanza e non è così immediata la conoscenza dello stesso.

Vi sono Plossl che forniscono immagine ben corrette fino ai bordi anche su rifrattori sprovvisti di spianatore di campo, mentre grandangolari o oculari aplanatici che generano astigmatismo su qualunque configurazione.
E' il caso degli edge on Flat Field da 27mm o dei vecchi serie 3000 da 25mm, questi da metà campo in poi sono inutilizzabili quasi con tutti gli strumenti.
Gli oculari andrebbero calcolati e progettati esclusivamente per il proprio strumento ma questo non è possibile salvo cadere su marchi come pentax e takahashi che spesso progettano i propri oculari per i loro relativi telescopi.
Un metodo semplice, veloce e spartano per avere garanzie di buona coincidenza dei piani focali consiste nell'analizzare le superfici esterne dell'oculare...
Schemi che utilizzano verso l'occhio e il piano focale superfici molto concave hanno più facilità di accordarsi con strumenti rifrattori, catadiottrici e newton anche molto aperti...è il caso dei Vixen Lv da 30mm dei Baader Hyperion e Panoptic da 24mm, di alcuni Nagler e Plossl serie 4000 japan, ma anche dei modesti Hr Planetary...

 Superfici piane invece spesso sono sintomo di scarsa correzione fuori asse.
 Oggi la maggior parte dei produttori è in grado di offrire schemi che presentano una correzione ortoscopica anche a pochi euro, ma questi schemi difficilmente vengono ottimizzati per uno specifico strumento. Non a caso io mi sono dovuto liberare di ottimi T-japan e Baader Ortho poichè con il mio strumento non erano in grado di offrire una degna correzione di campo che invece ho trovato utilizzando dei Vixen Lv o Hyperion. Veridicità di quanto ho scritto l'ho riscontrata modificando il mio flat field da 27mm con opportuna rettifica dei distanziali e inversione di alcuni elementi ottici ho ottenuto un oculare che con qualunque rifrattore presenta una correzione ai bordi degna di un Petzval!

I grandangolari ben corretti sono utili per le osservazioni di cielo profondo specie nelle focali che generano ingrandimenti compresi tra i 20 ed i 60-80x,
per osservazioni ad alto ingrandimento non vi servirà a niente un oculare che possiede 80 gradi di campo apparente dato che i pianeti devono stare al centro del campo visivo. L'utilizzo di un eccessivo numero di lenti porterà spesso ad ottenere immagini meno cristalline, episodio che si riscontra utilizzando ad esempio Vixen lv, Hyperion, Hr - William Optics - TMB planetary e configurazioni simili se le confrontiamo in asse con la purezza ed il contrasto di semplici Ortoscopici o produzioni Vintage a 4 lenti.